La recente vittoria in Cassazione dell'avvocato Franchi in materie di
Alzheimer oggi è al centro di un lungo articolo su, quotidiano nazionale Il Giornale. Qui
https://www.ilgiornale.it/news/politica/i-malati-rsa-ora-carico-dello-stato-ho-vinto-battaglia-mia-2439509.html la versione online dell'intervista al signor Marco Gaito ed al legale Giovanni Franchi di Parma che lo ha aiutato ad ottenere giustizia.
La Suprema Corte ha infatti sancito che per i
malati di Alzheimer, com'era la mamma del signor Gaito, nel frattempo deceduta, la retta della Rsa deve essere interamente
a carico del Sistema sanitario e non pesare sulle famiglie.
Chiunque sia interessato ad approfondire l’argomento può contattare lo Studio Legale Avvocato Giovanni Franchi ai seguenti contatti:
📞 0521 235024
📧 giovanni@avvocatofranchi.com
📧 segreteria@avvocatofranchi.it
📍 Borgo Tommasini 20, Parma
L’avvocato Giovanni Franchi, presidente per l’Emilia-Romagna dell’associazione Konsumer ed uno dei massimi esperti in Italia in materia di diritto dei consumatori e dei risparmiatori, è intervenuto ieri sera alla trasmissione “Fuori dal coro” condotta su Rete 4 da Mario Giordano per parlare della recente Vittoria in cassazione in materia di Alzheimer, una decisione che potrebbe avere un impatto sostanziale per oltre un milione di famiglie italiane.
Nel corso della trasmissione sono stati illustrati i passaggi necessari per ottenere giustizia da parte delle famiglie che indebitamente stanno pagando le rette delle RSA per i loro congiunti malati di Alzheimer o di demenza senile. Konsumer Italia si è impegnata ad aprire un tavolo politico con Stato e regioni per trovare una soluzione legislativa definitiva a questo grave problema.
La trasmissione può essere rivista qui:
https://mediasetinfinity.mediaset.it/.../puntata-del-12...
La parte del programma dedicata al tema delle rette dell’RSA per i malati di Alzheimer durante la quale è intervenuto l’avvocato Franchi, va dal minuto 1:25:48 al minuto 1:26:24
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Stop alle rette RSA per i malati di Alzheimer
L’avvocato Giovanni Franchi, presidente per l’Emilia-Romagna dell’associazione Konsumer ed uno dei massimi esperti in Italia in materia di diritto dei consumatori e dei risparmiatori, è intervenuto questa mattina nella trasmissione di Radio24 “ Due di denari“ condotta da Debora Rosciani e Mauro Meazza, per parlare della recente vittoria in cassazione in materia di Alzheimer, una decisione che potrebbe avere un impatto sostanziale per oltre un milione di famiglie italiane.
Nel corso della trasmissione sono stati illustrati i passaggi necessari per ottenere giustizia da parte delle famiglie che indebitamente stanno pagando le rette delle RSA per i loro congiunti malati di Alzheimer o di demenza senile. Alla trasmissione ha partecipato anche il presidente di Konsumer Italia Fabrizio Premuti, che si è impegnato ad aprire un tavolo politico con Stato e regioni per trovare una soluzione legislativa definitiva a questo grave problema.
La trasmissione può essere ascoltata al seguente link: https://www.radio24.ilsole24ore.com/.../trasmissione-7...
La parte del programma dedicata al tema delle rette dell’RSA per i malati di Alzheimer durante la quale è intervenuto l’avvocato Franchi, va dal minuto 23.50 fino alla fine della trasmissione.
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𝐆𝐫𝐚𝐧𝐝𝐞 𝐞𝐜𝐨 𝐬𝐮𝐢 𝐦𝐞𝐝𝐢𝐚 𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐜𝐚 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐂𝐚𝐬𝐬𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞
La vittoria in Cassazione in materia di Alzheimer che abbiamo anticipato ieri qui sta avendo una grande eco sui media nazionali, che hanno pienamente compreso la portata di una sentenza che dà speranza a oltre 1 milione di famiglie che indebitamente stanno sostenendo gli altissimi costi delle rette delle RSA in cui sono ricoverati i loro congiunti affetti da Alzheimer o demenza senile.
Ne hanno parlato tra gli altri, dedicandogli ampi servizi:
•
ANSA.it
https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2025/02/03/cassazione-stop-al-pagamento-rette-rsa-per-malati-alzheimer_ac0d1f49-4427-41ba-9377-195381e281d4.html
•
Il manifesto
https://ilmanifesto.it/la-cassazione-alzheimer-la-retta-della-rsa-e-tutta-a-carico-del-ssn (grazie all’autrice dell’articolo Marina Della Croce)
•
Il Giornale
https://www.ilgiornale.it/news/politica/sentenza-cassazione-2432573.html
•
Fanpage.it
https://www.fanpage.it/attualita/cassazione-storica-sentenza-il-ssn-deve-coprire-le-rette-delle-rsa-per-i-malati-di-alzheimer/
(grazie al giornalista Davide Falcioni)
•
Today.it
https://www.today.it/attualita/alzheimer-cassazione-stop-pagamento-rsa.html
•
Gazzetta di Parma
https://www.gazzettadiparma.it/gweb+/2025/02/04/news/alzheimer-stop-alle-rette-nelle-rsa-vittoria-di-franchi-ora-una-legge-842067/
• Il Secolo XIX
https://www.ilsecoloxix.it/italia/2025/02/03/news/cassazione_famiglie_malati_alzheimer_rette_rsa-14980238/
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Cassazione: stop al pagamento delle rette RSA per i malati di Alzheimer
Dopo 6 anni di ricorsi, l’avvocato parmigiano Franchi la spunta “Ora serve una legge, è un problema che guarda 1 milione di pazienti”
PARMA - Dopo oltre 6 anni, si riapre la battaglia legale portata avanti con determinazione dall’avvocato parmigiano Giovanni Franchi per conto di un cittadino milanese che chiedeva che il Servizio Sanitario Nazionale si facesse carico delle rette pagate per il ricovero della anziana madre affetta da Alzheimer, e nel frattempo mancata, presso la struttura milanese "Casa per coniugi". La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha accolto infatti il ricorso presentato dal legale su mandato del signor Marco Gaito, ribaltando la decisione della Corte d’Appello di Milano che aveva confermato la partecipazione economica del paziente alle spese di ricovero presso una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA). La nuova sentenza riveste una importanza fondamentale: sono oltre 1 milione, infatti, i malati di Alzheimer in Italia e oltre 3 milioni le persone che in Italia sono quotidianamente coinvolte nella loro assistenza. La vicenda legale era cominciata nel gennaio del 2018 quando il signor Gaito si era opposto a un decreto ingiuntivo che gli intimava il pagamento di €22.031,04 più interessi di mora a favore di PRO.GES. Soc. Coop Sociale, per le rette di ricovero della madre presso la struttura "Casa per coniugi". Sia il Tribunale di Milano che la Corte d'Appello avevano respinto l'opposizione del signor Gaito ponendo a carico del signor Gaito il 50% dei costi delle rette e le spese processuali delle varie parti chiamate in causa (PRO.GES, ATS Milano e Regione Lombardia). Gaito, assistito dall’avvocato parmigiano Giovanni Franchi, un punto di riferimento in Italia per la tutela dei diritti dei consumatori, non si era dato per vinto però, ed a quel punto era ricorso in Cassazione, che ora gli ha dato ragione. La Suprema Corte ha sottolineato come, secondo la giurisprudenza consolidata, le prestazioni socio-assistenziali per pazienti affetti da malattie ingravescenti come l'Alzheimer e la demenza senile devono essere considerate inscindibilmente connesse alle prestazioni sanitarie, un legame che implica che l'intero costo di permanenza nelle RSA debba gravare sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN): non solo i costi relativi alle cure sanitarie, dunque, ma anche quelli, molto onerosi, di ricovero e assistenza presso le RSA. Secondo la Cassazione, infatti, le cure sanitarie prevalgono sulle prestazioni assistenziali, in linea con i principi sanciti dalla Costituzione e dalla legge n. 730 del 1983; i giudici di appello, invece, avevano considerato le cure ricevute dalla madre come prevalentemente assistenziali, ponendo a carico del signor Gaito parte dei costi. Il caso torna ora alla Corte d’Appello di Milano per un nuovo esame, segnando un passo importante nella tutela dei diritti delle famiglie che assistono pazienti affetti da patologie gravi e croniche, e garantendo una maggiore chiarezza sull'accesso alle cure gratuite. “Siamo molto soddisfatti per questa sentenza che consolida ulteriormente una giurisprudenza sempre più affermata secondo la quale, quando sono necessarie prestazioni sanitarie connesse all’infermità, nulla è dovuto, a titolo di retta di ricovero nelle RSA pubbliche o private convenzionate, dalla persona affetta da Alzheimer o da demenza e dal parente che ha sottoscritto il contratto. Ciò detto – osserva l’avv. Giovanni Franchi, che è anche presidente per l’Emilia Romagna della associazione Konsumer – è sempre più evidente come sia necessaria una legge che regoli la materia, rendendo non più necessario il ricorso ad inutili e costose cause civili basate su interpretazioni, seppure costanti, della legge di riforma sanitaria e di un DPCM del 2001 per costringere RSA e ASL a sospendere le loro pretese.”
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Giovanni Franchi è uno degli avvocati di riferimento in Italia nel campo della tutela dei diritti dei consumatori. In questi anni si è distinto soprattutto per il suo impegno nella tutela delle famiglie di persone affette da Alzheimer e altre forme di demenza e dei risparmiatori vittime di investimenti finanziari inadeguati, spesso denominati “risparmio tradito”. Vive e lavora a Parma. L’avvocato Franchi è Presidente della Sezione Emilia Romagna della associazione Konsumer Italia, primaria associazione per la difesa dei diritti dei consumatori basata sull’impegno di cittadini esperti in materie del consumo che prestano la propria opera volontariamente.
Sentenza decisiva per le famiglie dei malati di Alzheimer e demenza
Il Tribunale di Castrovillari: le rette delle RSA sono a carico del SSN
Una decisione che potrebbe avere effetti per oltre 1.2 milioni di malati e 3 milioni di persone che in Italia sono quotidianamente coinvolte nella loro assistenza.
Una sentenza destinata a dare nuove speranze a migliaia di famiglie che affrontano il dramma dell'Alzheimer e delle demenze. Il Tribunale di Castrovillari, in provincia di Cosenza, ha infatti stabilito che le rette di ricovero nelle RSA e strutture convenzionate per i pazienti affetti da queste patologie sono interamente a carico del Sistema Sanitario Nazionale, rappresentato dalle ASL territoriali. Gli effetti della decisione potrebbero davvero essere molto rilevanti se si considera che nella sola Calabria secondo le ultime stime dell’Istituto superiore di sanità le persone affette da demenza sono oltre 32.000 e 1.2 milioni in tutta Italia, con 3 milioni di persone quotidianamente coinvolte nella loro assistenza.
Il caso riguarda il ricorso presentato dal marito e tutore di una donna ricoverata presso la casa protetta "Villa Azzurra" gestita dalla società Pegaso srl. L'uomo chiedeva l'accertamento che nulla fosse dovuto per le rette e la restituzione di oltre 61 mila euro già versati. Il Tribunale gli ha dato ragione, condannando la società a restituire l'intera somma e l'ASP di Cosenza a manlevare la Pegaso. L'avvocato Giovanni Franchi, legale dell'associazione Konsumer che ha assistito il marito, sottolinea come si tratti di una sentenza fondamentale per consolidare un orientamento ormai chiaro: quando sono necessarie cure sanitarie, nulla può essere chiesto ai malati di Alzheimer e demenza ricoverati in RSA, né ai loro familiari. Le spese sono a completo carico del servizio sanitario regionale.
L’avvocato Franchi, che in questi anni si è distinto per importanti vittorie in difesa dei risparmiatori truffati, con questa sentenza segna un altro successo su questa materia così sensibile; grazie all’impegno ed al supporto di Konsumer, si sta delineando sempre più un quadro giurisprudenziale che tutela i diritti dei malati e alleggerisce il peso economico sulle famiglie, già provate dalla sofferenza per la malattia dei propri cari. L'impatto di queste patologie è enorme: secondo l’I.S.S oltre il 5% delle persone con più di 60 anni in Italia sono affette da Alzheimer, con costi umani ed economici elevatissimi. Dietro a casi come quelli di Castrovillari si nascondono storie personali straordinarie che in pochi purtroppo raccontano ma anche le imperfezioni di un sistema assistenziale e normativo che l’azione di associazioni consumeristiche e la magistratura riescono a mettere in luce e spesso risolvere.
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Gazzetta del Sud
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Comunicato
Un’altra fondamentale vittoria di Konsumer relativamente alle rette di ricovero dovute
dalle persone affette da Alzheimer,
come pure da demenza senile, e dai loro congiunti
Importantissima sentenza della Corte di Cassazione relativamente alle rette di ricovero nelle RSA e strutture convenzionate a carico degli anziani affetti da Alzheimer. Ed analogo principio vale, ovviamente, per le persone colpite da demenza.
Nel caso in parola la figlia di una persona deceduta, affetta da morbo di Alzheimer, ricoverata, a far tempo dal 15.9.15, presso la R.S.A. “Sandro Pertini” chiedeva, con atto di citazione in data 30.7.2017, al Tribunale di Milano di condannare l’l’AZIENDA SANITARIA LOCALE (ASL) DELLA PROVINCIA DI MILANO N. 1 e la REGIONE LOMBARDIA ASST Rhodense alla restituzione di quanto versato per la madre. Deduceva, di essersi impegnata, con contratto in data 16.9.15, a pagare la retta di ricovero della madre in favore dell’Azienda sanitaria Locale (ASL) della Provincia di Milano che, al tempo aveva in gestione la R.S.A., presso la quale era ricoverata la stessa. Deduceva, ancora, che dall’1.1.16 i pagamenti erano stati effettuati alla Regione Lombardia ASST Rhodense, alla gestione della quale era passata la R.S.A. “Sandro Pertini”. Concludeva rilevando di aver corrisposto la complessiva somma di € 25.945,00, benché nulla fosse dovuto.
Tanto il Tribunale di Milano con sentenza n. 4623/2019 pubblicata il 14 maggio 2019, quanto la Corte d’appello con sentenza n. 1854/2021, comunicata in data 11 giugno 2021, hanno respinto la domanda, condannando l’attrice, in entrambi i casi, alla rifusione delle spese di lite, liquidandole in somme piuttosto ingenti.
La figlia è allora ricorsa in Cassazione e, come spesso accade in questi casi, la stessa con ordinanza n. 26942/2024 in data 28 maggio 2024 ha accolto il ricorso, cassato la sentenza impugnato e rinviato la causa alla Core d’appello perché decida la controversia uniformandosi al principio da lei enunciato, provvedendo anche sulle spese di tutti i gradi del giudizio.
Secondo la S.C. le spese socio assistenziali “inscindibilmente connesse con quelle sanitarie” sono a carico del S.S.N.” e sono soggette al regime di gratuità, con conseguente nullità di accordi di ricovero, comportanti l’impegno, da parte del fruitore del servizio o di terzi, al pagamento della retta di ricovero.
Per la Cassazione, in altre parole, quando la persona affetta da Alzheimer o demenza ha necessità di prestazioni sanitarie, nulla può essere chiesto al paziente, come ai figli, anche quando gli stessi si siano impegnati.
Secondo l’avv. Giovanni Franchi, legale di Konsumer che ha tutelato la figlia, è questa un’altra sentenza importantissima: la stessa, come altre dello stesso giudice, si è uniformata alla costante giurisprudenza in materia, per la quale nulla può essere chiesto alle persone affette da demenza e Alzheimer, ricoverate presso RSA, come pure ai coniugi, figli o nipoti, quando, come accade quasi sempre, vi è necessità di prestazioni sanitarie
Inoltre, ancora per l’avv. Franchi, vi è un’altra conseguenza derivante dalla sentenza: se le spese vengono spontaneamente pagate da soggetti non obbligati, le stesse sono a carico del Servizio sanitario e vanno rimborsate.
Infine, per il difensore è ora che il Tribunale e la Corte d’appello di Milano la smettano di rigettare senza motivo queste domande. Infliggendo spese di lite da pagarsi subito e talvolta difficili da recuperare
Gli uffici Konsumer di tutte le Regioni sono a disposizione di tutti gli interessati, per sospendere i pagamenti e ottenere il rimborso di quanto versato.
Clicca il link per visionare la SENTENZA CASSAZIONE BILLECI ANNA MARIA-AG.
TUTELA DELLA SALUTE👉ARTICOLO
BATTAGLIA LEGALE Secondo la Cassazione, a fronte di patologie fortemente invalidanti le rette dovrebbero venire coperte dal Sistema sanitario nazionale
Invalidi gravi nelle Rsa: dovrebbe pagare lo Stato
Maffeis (Case di riposo bergamasche): «Questione di diritto sensata». In cinque anni le tariffe aumentate di oltre il 13 per cento. E mancano posti
«Quando ho letto la notizia, erano passati pochi giorni da che avevo portato mia nonna e mio nonno alla Rsa Anni Azzurri San Sisto di Bergamo. E ho deciso di adoperarmi subito per contattare l’avvocato».
Alessandro Bellini è una delle tante persone che, impossibilitato a prendersi cura direttamente dei propri cari anziani, si è visto costretto a rivolgersi a una struttura. Il ricovero nelle Rsa, però, costa molto: nel 2023, in Bergamasca la retta media s’è attestata intorno ai 2.140 euro al mese (dati Fnp Cisl). Una spesa che, secondo Bellini, in molti casi dovrebbe essere interamente pagata dal Sistema sanitario nazionale e non dalla famiglia. Ed è affinché questo «diritto» gli venga riconosciuto che ha avviato una battaglia legale con l’aiuto dell’avvocato Giovanni Franchi, esperto nell'assistenza nel recupero delle rette di ricovero anziani e malati di Alzheimer a Parma, presidente per l’Emilia-Romagna dell’associazione Konsumer Italia.
La battaglia legale
«Purtroppo sono rimasto orfano quando avevo 3 anni e mia nonna e mio nonno, quindi, sono stati i miei genitori - spiega Bellini -. Oggi hanno 85 e 86 anni, lei è invalida al cento per cento e pure mio nonno non sta benissimo. Ho fatto di tutto per fare in modo che continuassero a vivere a casa loro, a Milano. Negli ultimi anni ho cambiato ben otto badanti. Ma la situazione non era più sostenibile. Così mi sono mosso per trovare una Rsa in grado di ospitare entrambi. Ho mandato circa trenta richieste, tutte in provincia di Bergamo visto che io vivo qui. Sono stato fortunato: la San Sisto mi ha risposto e, nel giro di poche settimane, ha accolto entrambi. Hanno anche una stanza insieme. Ma pago tremila euro di retta al mese per ognuno. Una cifra elevata. Per questo, quando ho letto dell’avvocato Franchi, ho deciso di rivolgermi a lui».
Da ormai diversi anni, Franchi si è specializzato nella tutela di quelle persone che ritengono ingiusto dover sostenere le spese per i ricoveri dei loro cari nelle Rsa. Recentemente, grazie al suo operato, una Rsa milanese è stata condannata a restituire le rette pagate dalla figlia di una donna malata di Alzheimer che è stata ricoverata nella struttura tra il 2014 e il 2015. Anche Ats e Regione sono state condannate a pagare le spese legali. «Nella fattispecie, si parlava di Alzheimer - spiega il legale -, ma vale anche per casi di demenza senile o patologie altrettanto gravemente invalidanti».
Deve pagare lo Stato
«Oltre al signor Bellini, in Bergamasca sto seguendo anche un altro caso - continua Franchi -. Il punto è che sarebbe necessaria una legge in materia, ma per ora non c’è e quindi la battaglia legale è l’unica strada che è possibile seguire. La legge 883 del 1978 che ha istituito il servizio sanitario nazionale prevede che, laddove sono necessarie determinate prestazioni sanitarie, queste siano tutte a carico dello Stato. Invece ciò non accade». Attualmente, infatti, il costo per un paziente in Rsa è composto da due voci: il costo sanitario, rimborsato da Regione Lombardia, e quello per l’ospitalità, interamente a carico delle famiglie. Cosa non giusta, secondo l’avvocato Franchi. «Non è una semplice opinione. Ogni volta che ho sostenuto una causa in materia, anche quando in primo e in secondo grado i giudici mi hanno dato torto, alla fine la Cassazione mi ha dato ragione». Secondo la suprema corte, infatti, certe malattie prevedono terapie e assistenza coincidenti e connesse. In determinati casi e a fronte di patologie gravemente invalidanti, assistenza e sanità non possono essere scisse. E dunque le spese non possono essere divise, tutto rientra nella voce “cura” e devono essere sostenute dal pubblico.
Il tema è delicato, anche perché è evidente che la conferma di questa tesi comporterebbe ricadute enormi sulle casse statali. «Io però le tasse le pago. E ne pago pure tante - dice Bellini -. Pertanto ritengo sia giusto che un diritto mi venga riconosciuto». Della stessa opinione Franchi, che sottolinea come, in caso di ricovero in un ospedale pubblico, al paziente non venga - giustamente - richiesta alcuna cifra per la permanenza in struttura: «Perché dev’essere diverso per persone invalide ricoverate in una Rsa?».
L’aumento delle rette
È bene chiarire che la questione non riguarda le singole strutture, ma il sistema nel suo complesso. Tant’è che anche Cesare Maffeis, presidente dell’Associazione Case di riposo bergamasche, ammette l’esistenza del problema: «Il tema è l’inserimento nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) anche di Alzheimer e demenza senile. Il che vorrebbe dire rivedere la posizione di circa il sessanta, settanta, forse addirittura l’ottanta per cento degli ospiti attuali delle Rsa. Penso sia una battaglia di diritto giusta e sensata. Senza contare che per noi gestori sarebbe un grande vantaggio, perché oggi sono elevati i contenziosi con le famiglie che purtroppo non riescono a sostenere le spese richieste. Bisogna però tenere conto che una struttura accreditata paga circa tremila euro a paziente: in ballo ci sono quindi davvero tanti soldi. Inoltre, come ben sappiamo, la sanità è una materia che è in mano principalmente alle regioni e ognuna fa a suo modo: non è semplice dare uniformità alla materia. Dovrebbe intervenire lo Stato».
Intanto, però, le rette delle Rsa continuano ad aumentare. Secondo l’ultimo Osservatorio della Fnp Cisl Lombardia, nel 2023 la retta media in Bergamasca è aumentata del 4,9 per cento; in cinque anni, l’aumento è stato di oltre il 13 per cento. Mediamente, una famiglia bergamasca spende tra i 26 mila e i 26.500 euro l’anno per sostenere il costo di un parente ospitato in una Rsa. «Chiedere un ulteriore sacrificio alle famiglie è impossibile», dice Maffeis.
«Le Rsa sono strapiene»
Del resto, il tema delle Rsa non è secondario. A fronte dell’invecchiamento della popolazione, sono sempre di più le famiglie che necessitano di un aiuto nella cura dei propri anziani. La domanda è sempre più elevata e l’offerta fatica a stare al passo. Sempre Fnp Cisl ha sottolineato che su una popolazione di circa 245 mila over 65 in provincia di Bergamo, i posti letto pro capite nelle Rsa sono solo il 2,64 per cento, meno della media regionale (2,85 per cento). Tradotto: i circa 6.500 posti attualmente presenti non bastano. «Non siamo pieni, siamo strapieni - conferma Maffeis -. Le liste d’attesa sono lunghissime, si può arrivare a dover attendere anche uno o due anni. Per dare un’idea: se anche oggi tutte le strutture si svuotassero, in pochi giorni sarebbero nuovamente piene prendendo solo le persone in attesa. È evidente che servano posti letto in più».
Clicca il link per visionare l'articolo di PRIMA BERGAMO DEL 12.07.2024 👉ARTICOLO
COMUNICATO STAMPA
Dopo 10 anni di battaglia legale e l’intervento della Cassazione, una storica sentenza della Corte d’Appello di Milano stabilisce l’obbligo per le RSA di rimborsare le rette pagate dalle persone affette da Alzheimer e da demenza senile. Una decisione che potrebbe avere effetti per oltre 1 milione di malati e 3 milioni di persone che in Italia sono quotidianamente coinvolte nella relativa assistenza.
Un’altra schiacciante vittoria di Konsumer e dell’avv. Franchi relativamente alle rette di ricovero dovute dalle persone affette da Alzheimer, come pure da demenza senile e dai loro congiunti.
Il caso su cui si sono pronunciati i giudici milanesi riguarda una persona affetta da morbo di Alzheimer, nel frattempo mancata, che era stata ricoverata presso la presso la Residenza Anni AZZURRI San Faustino di Milano, incorporata in Kos Care s.r.l., dal luglio del 2014 all’ottobre del 2015. La figlia, assistita dall’associazione Konsumer e dal suo legale avvocato Giovanni Franchi, pioniere del consumerismo in Italia, si era rivolta al Tribunale di Milano per riavere quanto versato a titolo di retta, appellandosi al principio secondo cui quando una persona affetta da Alzheimer o demenza ha necessità di prestazioni sanitarie, nulla può essere chiesto al paziente o ai figli (anche se impegnati), essendo queste a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Dopo il rigetto della domanda in primo e secondo grado e la condanna al pagamento delle spese processuali, la signora non si persa d’animo ed è ricorsa alla Corte di Cassazione la quale ha accolto le tesi da tempo sostenute dall’avvocato Franchi ed ha annullato la sentenza, rinviando la causa alla stessa Corte d’appello di Milano. Quest’ultima, facendo proprio quanto stabilito dalla Suprema Corte, con sentenza in data 23 maggio ha dichiarato che nulla era dovuto dalla figlia quale erede della madre, condannando Kos Care s.r.l. al pagamento in favore della stessa della somma di Euro 8.501,20, oltre agli interessi, nonché le spese di lite dei quattro gradi del giudizio, poste a carico, in solido tra loro, anche delle terze chiamate AGENZIA DI TUTELA DELLA SALUTE (ATS) Città Metropolitana di Milano e REGIONE LOMBARDIA.
“Il rinvio della Cassazione e la conseguente decisione della Corte d’Appello di Milano - commenta l’avvocato Giovanni Franchi - rappresentano una vittoria importantissima che consolida finalmente la giurisprudenza in materia: nulla può essere chiesto alle persone affette da demenza e Alzheimer, ricoverate presso RSA, come pure ai loro coniugi, figli o nipoti.
Gli uffici Konsumer di tutte le regioni sono a disposizione di tutti gli interessati, per sospendere i pagamenti e ottenere il rimborso di quanto versato”.
COMUNICATO STAMPA
Un’altra schiacciante vittoria di Konsumer e dell’avv. Franchi relativamente alle rette di ricovero dovute dalle persone affette da Alzheimer, come pure da demenza senile e dai loro congiunti.
Importantissima sentenza della Corte d’appello di Bologna relativamente alle rette di ricovero nelle RSA e strutture convenzionate a carico degli anziani affetti da Alzheimer. Ed analogo principio vale, ovviamente, per le persone colpite da demenza.
Nel caso in parola il figlio di una persona deceduta, affetta da morbo di Alzheimer, ricoverata presso la presso La Casa Residenza per Anziani “M. Geminiani” del Consorzio Le Ali Cooperativa Sociale di Faenza dal dicembre 2015 fino al 18.1.17 in forza di un contratto di inserimento, con atto di citazione in data 19 gennaio 2018 aveva chiesto al Tribunale di Ravenna di dichiarare che nulla era da lui dovuto e, per l’effetto, di condannare in solido fra la RSA e la Regione Emilia Romagna alla restituzione in suo favore, quale erede, di quanto versato a titolo di retta.
Dopo il rigetto della domanda e la condanna dell’attore al pagamento delle spese, la Corte d’appello ha riformato la decisione del Tribunale e con sentenza in data 9 aprile 2024 ha condannato il Consorzio al pagamento in favore del figlio della somma di Euro 13.482,01, oltre interessi dalla domanda al saldo, nonché le spese di lite dei due gradi del giudizio, e respinto quella formulata dal Consorzio avente ad oggetto il versamento Euro 688,10. La stessa sentenza ha condannato la Regione Emilia-Romagna a manlevare il Consorzio per quanto esso sia sato in concreto chiamato a pagare al figlio
Per quel Giudice, in casi come questo, quando, in altre parole, la persona affetta da Alzheimer o demenza ha necessità di prestazioni sanitarie, nulla può essere chiesto al paziente, come ai figli, anche quando gli stessi si siano impegnati.
Secondo l’avv. Giovanni Franchi, legale di Konsumer che ha tutelato il figlio, è questa un’altra sentenza importantissima: la stessa si è uniformata alla costante giurisprudenza in materia, per la quale nulla può essere chiesto alle persone affette da demenza e Alzheimer, ricoverate presso RSA, come pure ai coniugi, figli o nipoti.
Inoltre, ancora per l’avv. Franchi è di particolare rilevanza il fatto che la Corte abbia dichiarato che non è necessario che il paziente sia ricoverato in una clinica, potendosi trattare di una struttura diversa, anche di carattere residenziale, dovendosi considerare sanitaria qualsiasi struttura che tenda al mantenimento e al recupero della salute del malato.
Sempre per l’avv. Franchi deve essere segnalato il fatto che per la Corte non ha alcuna importanza quanto richiesto dal d.p.c.m. 14.02.2001, e cioè che vangano fornite, perché nulla sia dovuto, prestazioni ad elevata integrazione sanitaria, trattandosi di norma secondaria, che non può modificare la legge.
Ma vii è anche un’altra conseguenza derivante dalla sentenza: se le spese vengono spontaneamente pagate da soggetti non obbligati, le stesse sono a carico del Servizio sanitario e vanno rimborsate, come accaduto nella specie.
Gli uffici Konsumer di tutte le Regioni sono a disposizione di tutti gli interessati, per sospendere i pagamenti e ottenere il rimborso di quanto versato.
Clicca il link per visionare la 👉Sentenza Alzheimer Bologna
Un’altra schiacciante vittoria di Konsumer e dell'avvocato Giovanni Franchi relativamente alle rette di ricovero dovute dalle persone affette da Alzheimer, come pure da demenza senile, e dai loro congiunti
Importantissima sentenza del Tribunale di Firenze relativamente alle rette di ricovero nelle RSA e strutture convenzionate a carico dei parenti di anziani affetti da Alzheimer. Ed analogo principio vale, ovviamente, per le persone colpite da demenza.
Nel caso in parola il marito e amministratore di sostegno a di una persona affetta da morbo di Alzheimer, ricoverata presso la RSA Michelangelo della società LA VILLA SPA forza di un contratto da lui stipulato in data 2.7.19. con ricorso ex art 709 bis c.p.c. in data 3.5.2021 aveva chiesto al Tribunale di Firenze di dichiarare che nulla era ed è dovuto dalla moglie e da lui per il suo ricovero presso la RSA, per essere la retta a carico del Servizio Sanitario Regionale o, comunque dell’Azienda USL Toscana Centro.
Nel corso del giudizio era stato nominato un Consulente Tecnico, il quale ha accertato che la paziente necessita di prestazioni socio sanitarie ad elevata integrazione sanitaria. Prestazioni che, sempre a dire del CTU, vengono erogate dalla RSA e dai suoi sanitari.
Il Giudice Istruttore, a questo punto, ha invitato le parti ad intraprendere la c.d. mediazione obbligatoria, conclusasi con esisto negativo a causa del mancato accoglimento da parte di tutti i contendenti della proposta conciliativa del mediatore.
Il Tribunale, allora, con sentenza in data 15 febbraio 2023 ha dichiarato che nulla era ed è dovuto dalla paziente e da suo marito per il suo ricovero presso la RSA Michelangelo della società LA VILLA Spa, per essere la retta, quella passata e quella futura, a carico del Servizio Sanitario Regionale; la nullità dell’impegno assunto dal marito di provvedere al pagamento della retta di ricovero della moglie e conseguentemente condannato l’Azienda Usl Toscana Centro e La Villa, in persona del legale rappresentante, in via solidale e per quanto di rispettiva competenza, alla restituzione in favore dello stesso della somma di Euro 86.016,28 oltre interessi dalla sentenza fino al soddisfo; condannato l’Azienda Usl Toscana Centro e La Villa, in persona del legale., al pagamento in via solidale delle spese di lite a favore di Messina Giuseppe nonché di quelle di Ctu, a carico delle parti soccombenti.
Per quel Giudice, in casi come questo, quando, in altre partole, la persona affetta da Alzheimer o demenza ha necessità di prestazioni sanitarie, nulla può essere chiesto al paziente, come ai figli, anche quando gli stessi si siano impegnati.
Secondo l’avv. Giovanni Franchi, legale di Konsumer che ha tutelato il figlio, è questa una sentenza importantissima: la stessa si è uniformata alla costante giurisprudenza in materia, per la quale nulla può essere chiesto ai coniugi, figli o nipoti di persone affette da demenza e Alzheimer, ricoverate presso RSA.
Inoltre, sempre per l’avv. Franchi, vi è un’altra conseguenza derivante dalla sentenza: se le spese vengono spontaneamente pagate da soggetti non obbligati, le stesse sono a carico del Servizio sanitario e vanno rimborsate, come accaduto nella specie.
Gli uffici
Konsumer di tutte le Regioni sono a disposizione di tutti gli interessati, per sospendere i pagamenti e ottenere il rimborso di quanto versato.
Importantissima sentenza del Tribunale di Firenze relativamente alle rette di ricovero nelle RSA e nelle strutture convenzionate a carico dei parenti dei malati di Alzheimer. Un principio che potrà, ovviamente, essere applicato anche per le persone affette da demenza senile di grado elevato.
Una battaglia, quella per il riconoscimento del diritto ad un’assistenza qualificata gratuita, che l’associazione per la tutela dei consumatori Konsumer porta avanti da anni nelle aule dei tribunali di tutta Italia.
In questo caso, la disputa era tra la nipote di una persona affetta da Alzheimer, che si era vista recapitare un decreto ingiuntivo ottenuto dall’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Firenze Montedomini, che gestisce la struttura RSA San Silvestro, presso la quale era ricoverata la nonna. Con questa azione legale, si richiedeva il pagamento di diverse rette di ricovero, per un totale di 18.803,70 euro, oltre interessi e spese. Ciò anche sulla base del contratto di ricovero, sottoscrivendo il quale la nipote si era impegnata a corrispondere gli importi mensili dovuti dalla nonna.
Il Tribunale di Firenze, con una sentenza del 29 dicembre 2020, ha revocato il decreto ingiuntivo, dichiarando nullo ex art. 1418 c.c. il contratto contenente l’impegno assunto dalla nipote e condannato l’Azienda pubblica di Servizi alla Persona Firenze Montedomini alla restituzione delle rette di ricovero corrisposte fino a quel momento, pari a 7.767,05 euro, oltre interessi e spese legali.Nuovo paragrafo.
Per quel Giudice la norma cui fare riferimento è il D.P.C.M. 14 febbraio 2001, per il quale le prestazioni sociosanitarie ad elevata integrazione sanitaria e quelle sanitarie a rilevanza sociale devono ritenersi gratuite per il paziente e i suoi familiari, in quanto erogate ed a carico del Fondo Sanitario Nazionale (oggi Regionale). E, poiché la documentazione prodotta dalla nipote dimostrava che “le prestazioni erogate alla nonna nel periodo di degenza rientravano nell’ambito di quelle sanitarie a rilevanza sociale o ad altra integrazione sanitaria, in quanto inserite in un programma di riabilitazione volte a rimuovere gli esiti degenerativi della patrologia”, la donna non avrebbe dovuto corrispondere alcunché. Inoltre, dovevano ritenersi nulli gli impegni fatti sottoscrivere a terzi, quali la nipote, di provvedere al pagamento della retta, in quanto contrari a norme imperative.
“Per noi questa è una grande soddisfazione, vedere riconosciuti e rispettati il diritto alla cura e alla dignità delle persone affette da patologie terribili come l’Alzheimer o la demenza senile. – Commenta l’avvocato Giovanni Franchi, legale di Konsumer che ha assistito la nipote della paziente – Questa è una sentenza importantissima, che si uniforma a quelle della Cassazione e della Corte d’Appello di Milano del 17.5.19, come pure a quelle che abbiamo ottenuto a Foggia (n. 11537/ 2020) e Monza (n. 617/17), per le quali quando vi sia stretta correlazione tra prestazioni assistenziali e quelle sanitarie, anche le prime sono a carico del Servizio Sanitario Nazionale e non possono, invece, essere fatte pagare ai malati e ai loro parenti”.
“La sentenza del Tribunale di Firenze – prosegue per l’avv. Franchi – fa chiarezza sul fatto che dovendo considerarsi ‘prestazioni sociosanitarie ad elevata integrazione sanitaria’, a carico del SSN, quelle di regola necessarie ai malati di Alzheimer e grave demenza senile. Inoltre, vi è un’altra conseguenza derivante dalla sentenza: se le spese sono a carico del SSN, tutto ciò che è stato fino ad ora pagato alle RSA, deve essere rimborsato da queste ultime, con gli interessi nel frattempo maturati. Le stesse potranno, poi, rivalersi con il Servizio sanitario”.
Gli uffici Konsumer sono a disposizione di tutti gli interessati, per sospendere i pagamenti come fatto, tra gli altri, a Firenze e Foggia e ottenere il rimborso di quanto versato.